Auto Stories

Rinasce la C-type con la Ecurie Ecosse

Nel 1952 il giovane Ian Stewart, pilota della Ecurie Ecosse, arrivò in Jaguar Cars, a Coventry, per ritirare la sua nuova C-type. Avrebbe guidato la vettura nella sua prima gara a Jersey, affrontando la dura concorrenza di Aston Martin e Frazer Nash. Stewart vinse la corsa, scrivendo il primo capitolo della storia automobilistica internazionale della Ecurie Ecosse.

Peugeot 203 Rurale, il fuoristrada mai nato

All’inizio degli anni 50, dopo gli anni difficili della guerra e quelli successivi con limitazioni e restrizioni anche sulle materie prime destinate alla produzione industriale, la situazione economica iniziò a cambiare. La Peugeot 203, lanciata due anni prima, si era rivelata un grande successo. La sua richiesta fu talmente elevata che la lista di attesa per acquistarne una superava abbondantemente i dodici mesi. L’auto era proposta in diverse versioni, compresa una esclusiva cabriolet.

Austin Allegro, vittima designata

Alcune vetture e certe case costruttrici hanno, senza giustificazione, una cattiva stampa. Le ragioni, a volte, sono nei non buoni rapporti che quelle case hanno con la critica specializzata, anche se questo non dovrebbe influire sul giudizio specifico; altre volte nascono senza un fondamento, creando la pessima fama di questa o quella vettura, portandole alla condanna senza appello del mercato.

Swallow Doretti

La storia della Swallow Coachbuilding ebbe le sue origini con la SS, che in seguito sarebbe divenuta Jaguar Cars. Fondata da William Lyons e William Walmsley, la Swallow produceva sidecar. Nel 1945 Lyons vendette la Swallow Coachbuilding al gruppo Helliwell, che trasferì la produzione presso l'aeroporto di Walsall, a Birmingham. Nel 1948, il gruppo entrò a far parte del Tube Investments Group che produceva biciclette, tubi e componenti per l'industria automobilistica.

C’est plus Pallas!

Quando la Citroën DS19 fu presentata nell’ottobre del 1955, stupì il mondo per la sua eleganza. La Dea (il suo nome in francese si legge DéeSse, che vuol dire dea) era aerodinamica, priva di fronzoli o cromature inutili. Il designer italiano Flaminio Bertoni aveva valorizzato alcuni elementi della sua linea, come le maniglie, i paraurti scolpiti e le cerniere del bagagliaio posteriore, dissimulate nelle finiture dei fianchetti che incorporavano anche le frecce posteriori; ma le sue curve erano pulite, interrotte solo da profili in gomma che fungevano da guarnizioni e sottolineavano la perfetta divisione degli elementi della carrozzeria.

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