Auto Stories

Mini Moke, dall'insuccesso al culto

La storia della piccola e inconfondibile Mini Moke è uno di quei fenomeni curiosi della storia dell’automobilismo, che trasforma un’auto inizialmente bocciata dal mercato a diventare un oggetto di culto.

Il successo commerciale della piccola Mini Minor e quello della Land Rover come veicolo militare e da lavoro, portò la BMC a concepire l’idea di realizzare un veicolo leggero, destinato all’uso militare, paracadutabile, ideale per i piccoli trasporti.
Fu lo stesso creatore della rivoluzionaria Mini, Sir Alec Issigonis, a disegnare la Mini Moke. La “Moke”, nome derivato da un antico termine dialettale che significava “mulo” e che avrebbe dovuto sintetizzare le qualità dell’auto, venne lanciata nel 1964. Ma la potenza ridotta, la trazione anteriore, le gomme di piccolo diametro e la ridotta altezza da terra la rendevano poco adatta all’impiego in fuoristrada.
Per superare queste difficoltà, si pensò di realizzarne una versione commerciale, che potesse essere utilizzata come agile mezzo di trasporto. Sebbene i suoi punti di forza fossero il prezzo di vendita relativamente basso e una manutenzione ridotta al minimo, equipaggiata con lo stesso motore da 850 cc della Mini, in Gran Bretagna non riscosse un gran successo, anche per via della sua carrozzeria spartana e aperta che mal si adattava al clima. Altro particolare curioso: il sedile posteriore e la capote erano optional.
La Moke fin dall’inizio venne costruita nello stabilimento della BMC di Longbridge. Nel 1967 venne introdotta la seconda serie, la Mark II, con il doppio tergicristallo, un colore nuovo e nuovi cerchi. Ma proprio nello stesso anno la Moke venne classificata come vettura ad uso privato, perdendo così tutte le agevolazioni fiscali. Un’ulteriore mazzata che convinse la BMC a terminare la produzione a Longbridge nel 1968. All’insuccesso in patria corrispose, invece, un buon riscontro Oltremanica. Nei primi quattro anni, infatti, delle circa 15.000 vetture prodotte in Gran Bretagna, ben 13.500 erano state vendute all’estero, tant’è che nel 1966 la BMC aveva iniziato a produrre la Moke nella sua fabbrica di Sidney.
Questa versione, la Morris Mini Moke, montava un motore da 1.0 litro e nel 1969 fu introdotta una seconda serie che montava un sistema frenante maggiorato, un nuovo sistema di raffreddamento e ruote più grandi. Nel 1970 scomparve dal nome la parola Mini e la sua produzione in Australia continuò fino al 1981, dopo la costruzione di 26.000 unità. Nel corso di quegli anni erano state realizzate delle versioni speciali come la pick-up e la Californian, che montava un motore da 1.300 cc.
Mentre si avviava a conclusione la produzione a Sidney, nel 1980 iniziò in Portogallo, con parti provenienti direttamente dall’Australia, dove continuò sino al 1993. Inizialmente le Moke portoghesi era praticamente simili a quelle australiane. Ben presto, però, furono adottati componenti derivati dall’allora produzione britannica della Mini
In 1990, la British Leyland (divenuta Rover Group) vendette i diritti del nome Moke"alla Cagiva, la fabbrica italiana di motociclette. La produzione continuò in Portogallo sino al 1993 quando la Cagiva decise di trasferire tutta l’attrezzatura per la costruzione nel suo stabilimento in Italia con l’intenzione di far ripartire la produzione nel 1995. Un progetto che, però, non prese mai il via. Poiché la Cagiva non era proprietaria del nome "Mini", le 1.500 vetture prodotte sotto la sua gestione vennero chiamate semplicemente Moke. In totale, in Portogallo vennero prodotte più di 10.000 esemplari, portando il numero totale, in 29 anni di vita, a oltre 51.000 unità prodotte.
Nonostante i difficili inizi e la sua storia alquanto movimentata, la Moke divenne una classica vettura di culto. Il pubblica l’amava perché era l’ideale vettura “da spiaggia”. Sebbene non fosse adatta per affrontare le strade più impegnative, come nelle intenzioni dei suoi creatori, era perfetta per viaggiare nei mesi estivi e in luoghi esotici proprio come l’Australia, i Caraibi, le Seychelles o l’Algarve. Equipaggiata nel corso del tempo anche con motori da 1.0, 1.1 e 1.3 litri, la Moke non era certamente un fulmine, ma l'assenza dei pannelli delle portiere e la mancanza di alcuni altri componenti della carrozzeria la rendevano molto leggera e, soprattutto, unica.
Oggi è’ veramente molto difficile trovare una Moke originale, non modificata e in buone condizioni. E come il valore dell'originale Mini è sempre in costante ascesa, anche il prezzo richiesto per la Moke è molto elevato. Un esemplare del 1980, ben conservato, può raggiungere una quotazione superiore ai 20.000 Euro.