L’unica Alvis Grand Prix da corsa sopravvissuta sino a oggi, ritrovata in stato di abbandono presso un autodemolitore di Coventry, è stata riportata a nuova vita dalla stessa Alvis Car Company, 97 anni dopo il suo debutto nelle gare alla Junior Car Club 200 Mile Race di Brooklands.
Dopo decenni di abbandono, c’è voluto un lungo e meticoloso lavoro di restauro per riportare questa storica auto alle condizioni originarie. Nonostante l'auto avesse mantenuto gran parte dei componenti originali al momento del suo ritrovamento nel 2006, era priva di cofano, sospensione posteriore e radiatore completamente mancanti.
L'auto aveva suscitato molto scalpore nel 1927 per la sua insolita disposizione meccanica. Il potente motore 1.5 litri sovralimentato, 8 cilindri in linea, era installato appena dietro il cambio, montato longitudinalmente, conferendo all’auto quella sua caratteristica lunghezza rispetto alla concorrenza. Ma molte delle soluzione adottate si rivelarono, al tempo, critiche per l'affidabilità della vettura.
Delle due auto iscritte al British Grand Prix del 1927, una era proprio quella riportata in vita, la #2. Entrambe per problemi non meglio specificai non riuscirono, però, a prendere il via. Due settimane dopo la #2 debuttò alla JCC 200 Mile Race di Brooklands. Si distinse subito per la sua velocità, riuscendo a superare i 193 km/h sul giro; guidata da George Duller, dopo aver preso la testa della corsa subito dopo il via, scalò in terza posizione per un problema elettrico e dovette ritirarsi al 52° giro per un guasto al motore.
Tornata in fabbrica, il motore venne rimosso e smontato pezzo per pezzo per individuare la causa del problema: una biella in frantumi, ora esposta nello showroom Alvis di Kenilworth. L’auto non montò più il suo motore originale e rimase accantonata in fabbrica, non più utilizzata per oltre dieci anni.
Per liberare un po’ di spazio all’interno della fabbrica, alla fine degli anni Trenta l’auto, insieme ad altre due, fu consegnata alla Roach Brothers, un’azienda di autodemolizione di Coventry, a cui furono date severe istruzioni di rottamarle e non rivenderle. Cosa che, invece, avvenne, perché la Roach Brothers la vendette a Bill Pitcher, un commerciante di motociclette di Rugby, dando così una seconda chance all’auto. Pitcher cercò di ripristinare l’auto e trovò un motore del 1929 che derivava da un’Alvis TT e un cambio, sempre Alvis e sempre dello stesso anno. L’idea di Pitcher di convertire l’auto a uno schema con il motore posteriore fortunatamente non si concretizzò e fu costretto, a sua volta, a rivendere l’auto quando chiuse la sua attività nel 1955.
Il nuovo proprietario, Nic Davies, era un vero appassionato delle Alvis e la tenne per quasi 50 anni. Davies girò letteralmente il mondo con l’auto. Per tutto questo tempo l’auto venne mantenuta nelle condizioni in cui l’aveva lasciata Pitcher, fino al 1990, quando Davies s’imbarcò in un ambizioso lavoro di restauro. Sebbene non ancora completato, il progetto prese vita il 19 aprile 2003. In questo stato l’auto fu acquistata nel 2006 da Alan Stote, l’attuale proprietario di Alvis Car Company, e Tony Cox, un esperto del marchio, che diedero il via al definitivo restauro alla sue condizioni originali.
Molto foto d’epoca degli interni, ciò che rimaneva dei disegni del motore e molti elementi dell’auto che, comunque, s’erano conservati in buone condizioni, tra cui il telaio e la carrozzeria, sono stati cruciali per far tornare l’auto al suo stato originale. Grazie allo studio meticoloso di queste parti e all'utilizzo del CAD, è stato possibile ricostruire nuovi componenti.
Il restauro della Alvis Grand Prix è solo l’ultimo risultato conseguito dal rinascente marchio britannico e segue le sei Continuation Series stradali. L'intento di Alvis è far tornare l’auto a Brooklands nel 2027 per il centenario del suo debutto.