All'inizio degli anni 50, la reputazione di Pininfarina iniziò a consolidarsi grazie al successo della Cisitalia 202. L'azienda divenne sempre più popolare per tutti coloro che potevano permettersi un telaio allestito secondo le loro richieste. Oltre agli ordini di questo tipo, Pininfarina, come la maggior parte dei carrozzieri, indulgeva in esercizi di stile che poi venivano usati a scopi promozionali nei saloni o esposti nei più importati Concours d’Elegance del tempo.
Al Salone di Torino del 1952, Pininfarina presentò una nuova concept car sulla base del telaio della Lancia Aurelia B52. Questa nuova Aurelia di Pininfarina era ricca di spunti stilistici Jet Age e presentava un muso circolare sporgente che ricordava la presa d'aria di un aereo da caccia, il Sabre F-86. Il parabrezza inclinato, i parafanghi in stile ponton e linee di cintura ininterrotte portavano a una coda alettata che aveva sei scarichi singoli che spuntavano da sopra il paraurti posteriore. Montava un motore di 1.991cc, 6 cilindri e doppio carburatore Weber, che erogava 90 Cv, e un cambio manuale a 4 marce.
Questa esclusiva roadster venne chiamata PF200 ed è stata la prima di una serie limitata di auto dallo stile simile che Pininfarina costruì nei quattro anni successivi, tutte caratterizzate dalle proporzioni della prima vettura esposta a Torino. La serie consisteva di altre due auto scoperte e da tre a quattro coupé.
Ogni PF200 variava leggermente dalla precedente, con il solo prototipo caratterizzato dal muso circolare. Le versioni successive furono costruite con un muso più ellittico, mentre alcune avevano terminali di scarico di serie e altre montavano gli scarichi passanti del paraurti dell'originale presentata a Torino. Anche i tre esemplari aperti variavano l'uno dall'altro: uno aveva un tettino rimuovibile e tendine laterali, in vero stile spider, mentre gli altri due presentavano finestrini avvolgenti.
Lo stile della PF200 non passò inosservato, e ispirò la costruzione di almeno altre due auto dallo stile simile su telaio americano. L'impresario musicale Norman Granz vide il prototipo della PF200 Roadster a Torino nel 1952 e ordinò una carrozzeria simile su un telaio Cadillac 62, mentre Pinin Farina fece un ulteriore passo avanti nel progetto con la Palm Beach Special del 1956, costruita su un telaio Nash Rambler.
L'incendio che colpì lo stabilimento di Pininfarina distrusse una grande quantità di documentazione, tra cui quella di ognuno degli esemplari della PF200, e le fonti originali riguardo il modello sono scarse, ma si ritiene che non siano state prodotte più di otto auto in totale, con forse poco più della metà di quelle sopravvissute oggi.
L'auto nella foto, il telaio B52-1052 è il secondo dei tre esemplari open-top della PF200. Presentato al Salone di Ginevra del 1953. Chiamato PF200 C era leggermente differente dall'originale presentato a Torino l'anno prima. Aveva listelli cromati dietro le portiere, un muso ovale e un paraurti anteriori direttamente sotto i fari. E' l'unico esemplare di tutta la serie con un badge sul frontale in cui c'è scritto PF200C. Era dotata di parabrezza a due posizioni e non aveva finestrini avvolgibili, per un appeal più sportivo.