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Per 36 anni ha provato e sviluppato alcune tra le più importanti e celebrate Jaguar di sempre.
Almeno 26 sono state le Jaguar sviluppate da Norman Dewis considerato, a ragione, il più grande test driver britannico di tutti i tempi.

Il prossimo 3 agosto avrebbe compiuto 99, la gran parte dedicati a Jaguar. Non è riuscito, questa volta, a vincere l’ultima sfida che s’era proposto, quella di superare il traguardo dei cento anni. Ma sino alla fine è stato presente a tutti gli eventi Jaguar.
Il suo curriculum è impressionante. Ha sviluppato la C-type e la D-type che avrebbero vinto a Le Mans, le XK140 e 150 da corsa; le classiche berline 2.4/3.4 e MK II oltre alla Mark VII e Mark VIII; la leggendaria E-tipe e la Lightweight; la XJ13, la berlina XJ, la XJ-S è la XJ40. Se William Lyons e Malcolm Sayer erano i responsabili del design delle Jaguar e Bill Heynes di come andavano, Norman Dewis era l’uomo che decideva come si “sentivano”.
Dewis iniziò a lavorare nell’industria automobilistica a 14 anni con la Humber ma, in cerca di un apprendistato, la lasciò per entrare nella Armstrong-Siddeley. Nel 1939 u richiamato dalla RAF, servendo come artigliere sino al 1943, quando collaborò a sviluppare gli alianti che sarebbero stati utilizzati per lo sbarco in Normandia.
Una volta congedato, Dewis lavorò per Lea-Francis fino a quando, nel 1952, William Heynes lo convinse ad entrare in Jaguar, offrendogli due sterline in più a settimana per creare una reparto prove. Nei successivi 36 anni, Dewis avrebbe sviluppato più di 600 procedure di prova partendo da zero, coperto più di un milione di miglia di test ad una velocità media superiore alle 100 miglia orarie e sviluppato le più famose Jaguar di tutti i temi.
Dewis è stato co-pilota di Stirling Moss al volante di una C-type nella Mille Miglia del 1952 e nel 1953 stabili il record di velocità per una vettura di produzione di serie, raggiungendo le 172,412 miglia orarie alla guida di una XK120 modificata sul raccordo autostradale di Jabbeke, in Belgio. Guidò anche una D-type toccando le 192 miglia orarie nella drammatica 24 Ore di Le Mans del 1955, oltre a gareggiare nella 9 Ore di Goodwood negli anni 50. Una vera e propria leggenda del periodo d’oro del motorismo britannico, gli anni del dopoguerra che videro l’affermazione della Jaguar tra i costruttori di auto sportive.

Nel corso della sua carriera, Dewis è sopravvissuto ad una serie d’incidenti ad alta velocità in un’epoca in cui non esistevano le cinture di sicurezza, senza mai riportare una sola frattura.
Tra le tante storie ed aneddoti che si raccontano sulla vita di Dewis, non può non essere ricordata quella legata alla presentazione della E-type. Presentata alla stampa mondiale al Parc des Eaux Vives di Ginevra il 15 marzo 1961, suscitò una così grande sensazione che la concorrenza presente al salone fu completamente oscurata. Ma anche l’entusiamo dei media presenti ed il clamore delle prime prove su strada, che allora venivano effettuate durante la giornata riservata alla stampa, contemporaneamente al salone, fu tale che William Lyons, il fondatore di Jaguar, ordinò a Dewis di portare subito da Coventry una seconda E-type. Dewis partì la sera stessa, riuscendo a prendere al volo l‘ultimo traghetto per Calais e, arrivato in Francia, guidando tutta la notte, raggiunse il salone in tempo per l’apertura della seconda giornata.
Ebbe un ruolo di primo piano anche nello sviluppo dei rivoluzionari, per il tempo, freni a disco della Dunlop. Anzi, ha sempre affermato che è stato il suo più grande successo perché i freni a disco avrebbero contribuito a salvare la vita di tante persone nel corso degli anni. E di tutte le auto sulle quali ha lavorato, Dewis ha sempre dichiarato che la migliore fosse stata la D-type.
Mike Hawthorn, il pilota ufficiale Jaguar negli anni 50, aveva talmente tanta fiducia in Dewis che, quando gli fu chiesto di partecipare ad una sessione di prove, non appena vide che era già lì a girare, disse al team manager: “Che ci sto a fare qui? Se a Norman va bene, va bene anche a me”.
Poco più di quattro anni fa era stato insignito dalla regina, alla non più tenera età di 94 anni, del titolo di OBE e sino a qualche giorno prima di affrontare la sua ultima corsa non è mai mancato ad alcun evento dello Jaguar Heritage. Un autentico gentleman, un entusiasta, una leggenda.