“Grazie al design possiamo creare oggetti desiderabili. Anche perché, una volta che la tecnologia è del tutto omologata, che cosa resta? Il tuo marchio ed il tuo design”.
Gerry McGovern è l’uomo che ha avviato e sviluppato il processo per la creazione di un’intera nuova generazione di Land Rover, ridefinendo il marchio e, fondando il suo lavoro sul consolidato patrimonio storico del marchio, per realizzare una delle gamme di prodotto più importanti, per quanto riguarda il settore automobilistico, del 21° secolo.
Il designer britannico ha dimostrato che si può cambiare la percezione di un marchio attraverso il design delle sue vetture. Per generazioni Land Rover si è affermata per la sua funzionalità piuttosto che per il suo stile. Ma per affrontare l’agguerrita concorrenza dell’attuale mercato mondiale, un passaggio inevitabile era quello d’intervenire sul design. Una sfida che, alla luce dei risultati ottenuti, ha ancor di più consolidato la reputazione di Land Rover. Un cambiamento epocale per il quale è stato necessario del tempo e che, per certi versi, ha avuto anche un impatto traumatico, e che è ancora in corso.
Gerry McGovern, 62 anni, è nato a Coventry, a pochi chilometri da Solihull. E proprio nell’Università della sua città, da sempre legata al mondo dell’auto, si laurea in design industriale. Di seguito, al Royal Collage of Art di Londra consegue la specializzazione in design automobilistico. Inizia a lavorare quasi subito nello Styling Studio di Chrysler UK, a Whitley, per poi trasferirsi nel 1978 nella sede di Detroit, e poi tornare in Gran Bretagna come Senior Designer di Peugeot.
Nel 1982 arriva la sua prima esperienza con il gruppo Rover. Un periodo significativo perché il giovane designer riesce a lasciare già un’impronta importante, facendo presagire i segni di un brillante futuro. Infatti, McGovern è prima il Lead Designer della sportiva MGF e poi, soprattutto, della nuova Freelander, il SUV compatto più venduto d’Europa per sette anni. Gerry, continuando a scalare le posizioni gerarchiche all’interno del team di design, si ritrova a capo del team che crea la terza generazione della Range Rover, la L332.
Dopo questo brillante lavoro, nel 1999 Ford gli affida il difficile compito di rivitalizzare i marchi Lincoln e Mercury. McGovern riorganizza gli studi di Detroit ed Irvine, in California, e centra il suo obiettivo.
Di nuovo a Londra, nel 2004 torna in Land Rover come Advanced Design Director e, appena due anni dopo, diventa Design Director del marchio. Da allora, il suo ruolo è divenuto talmente importante nell’azienda che è anche uno dei membri dello Jaguar Land Rover Executive Committee.
L’Evoque è stata la prima vettura del cui progetto è stato il completo responsabile. Un’intuizione geniale; un tipo di auto che non esisteva prima, come nella tradizione Land Rover. L’idea fu quella di prendere come riferimento un SUV di lusso e crearne uno di dimensioni più contenute, mirato maggiormente ad un pubblico femminile. In Land Rover pensavano di venderne tra le 20.000 e le 30.000 unità l’anno. In media, ne sono state vendute 125.000 l’anno, e per cinque anni di seguito.
McGovern ha più volte dichiarato che una maggiore attenzione nei confronti del design, in Land Rover, è iniziata con l’arrivo di Ratan Tata, grande capo del gruppo che nel 2008 ha acquisito Jaguar e Land Rover, ed architetto egli stesso. Tata fece in modo che il design divenisse un’entità a sé stante e non più in posizione subordinata all’ingegneristica. Un cambiamento fondamentale e quasi una rivoluzione culturale per Land Rover. Ma, come è solito affermare McGovern “design ed ingegneristica sono reciprocamente compatibili.”
Dopo l’Evoque nel 2012 è arrivata la nuova Range Rover, seguita l’anno dopo dalla Range Rover Sport. E’ toccato poi alla famiglia Discovery, prima con il lancio dell’inedita Sport e poi con la completamente rinnovata Discovery. Non dev’essere stato facile creare vetture che avevano l’ingrato compito di sostituire due icone. E poi il lancio della rivoluzionaria Velar e la seconda generazione dell’Evoque. Senza tener conto della nuova Defender che verrà.
La strategia, come ha detto lo stesso McGovern, è stata quella di aver deliberatamente avvicinato le gamme della Range Rover e della Discovery proprio per lasciare più spazio alla nuova Defender. Nel processo di sviluppo della nuova Range e della Discovery, il punto focale è stato quello di richiamare le loro radici, le loro origini, ma progettando vetture moderne e ben proporzionate.
In una recente intervista, McGovern ha approfondito la questione: “Era necessario che i nuovi modelli mantenessero una certo somiglianza familiare. Era fondamentale che, guardando le nuove auto, queste fossero subito riconoscibili come una Range Rover o una Discovery. Osservandole, si deve riconoscerne l’identità e certe linee particolari che si richiamano tra di loro, mantenendo un loro esclusivo carattere”.
La sfida con la Discovery, poi, era forse più impegnativa, perché la sue capacità e la sua versatilità erano un dato di fatto, che i clienti amavano. La sfida per McGovern è stata quella di renderla più desiderabile esteticamente, ma lasciando intatte tutte le qualità che ci si attendono da un’auto del genere, e forse qualcosa in più.
Gerry McGovern ha più volte ribadito che il design di Land Rover dovrà conservare il suo stile esclusivo, mai generico: “Non credo che gli altri costruttori lavorino sul design come noi. Io e Ian Callum (Design Director di Jaguar, l’uomo che ha, come McGovern, rivoluzionato il marchio) siamo determinati a mantenere la nostra unicità ed a distinguerci dalla concorrenza.” Insomma, non diventare mai troppo dipendenti dai volumi di vendita, non rincorrere la concorrenza, non diventare troppo generici, ma sempre differenziandosi dagli altri.
McGovern non ama le auto di colore nero. Ritiene che sia il colore perfetto per molte altre cose, ma quando si tratta di auto, ed in particolare del loro design, il nero non permette di apprezzarne le forme e le linee. Ha sempre rivendicato il ruolo di primo piano del designer nella creazione di una nuova auto. Una volta ha poi dichiarato che “il design non è una democrazia” e che il design elaborato da un comitato, da un gruppo di tecnici, è come “il bacio della morte”.
Tra le molte, brillanti intuizioni riconosciute unanimemente a McGovern, vi è quella di riuscire ad individuare le potenzialità di nuovi modelli, ciò che descrive come “gli spazi bianchi che esistono intorno alle auto esistenti”. Tutto ampiamente confermato con l’Evoque e la Velar.
Ma la passione di McGovern per il design non si limita all’industria automobilistica. E’ un’autorità riconosciuta in ambito internazionale sull’architettura moderna ed è un collezionista di arte contemporanea.
McGovern è convinto che il successo di Land Rover sia quella “britishness” che permea il suo stile e il suo design e che, riferita all’estetica, è sinonimo di sobrietà, sicurezza, eleganza, raffinatezza, mai sopra le righe.
La sua visione del futuro Land Rover è molto ottimistica, perché è convinto che il marchio possa divenire nel 2020 uno dei leader nel settore dei SUV che, anche in proiezione, è quello in continua crescita. Molto dipenderà anche dalla prossima sfida di McGovern, ovvero la nuova Defender, probabilmente una delle auto più attese degli ultimi anni. Forse la sfida più difficile di quelle sin qui affrontate e vinte dal designer britannico.