Un raro esemplare di una delle più veloci ed esclusive auto anteguerra è tornata a casa e farà il suo debutto al pubblico al Salon Privé’s Concours d’Elégance che si terrà dal 31 agosto al 4 settembre a Blenheim Palace. La Lagonda V12 Rapide Drophead del 1939 è una dei 17 esemplari progettati da W.O Bentley che montavano il motore maggiorato Sanction IV, derivato dalle V12 da corsa. Il telaio 14107 è anche una delle due auto con la carrozzeria disegnata da James Young, ordinata come telaio marciante direttamente alla fabbrica dal suo primo proprietario, Major Godfrey Anthony Gillson.
Gillson considerava la Lagonda come una meno ovvia ma egualmente prestigiosa alternativa a Rolls-Royce o a Bentley, anche perchè W.O Bentley, il fondatore dell'omonimo marchio, aveva supervisionato la meccanica e il design della V12. Bentley era stato chiamato ad assumere il ruolo di direttore tecnico dal nuovo proprietario della Lagonda, Alan Good, dopo che questi l'aveva salvata dalla bancarotta nel 1935, riuscendo a superare l'offerta della Rolls-Royce. Good mirava a far tornare Lagonda competitiva sul mercato e sapeva che W.O., dopo che il suo talento era stato accantonato da Rolls-Royce da quando aveva rilevato la Bentley Motors, sarebbe stato determinante per realizzare quell'ambizione.
Bentley fu incaricato di progettare un nuovo motore V12 che sarebbe stato montato su una delle più veloci del mercato britannico degli anni Trenta. La soluzione trovata fu quella di modernizzare il già potente motore 8 litri che era stato il canto del cigno della sua ex azienda. La Lagonda V12 che ne scaturì fu un avanzato, ma semplice, capolavoro. Utilizzando un blocco cilindri con un basamento superiore in ghisa e un basamento inferiore in alluminio, ciascuna bancata dei cilindri aveva un ingranaggio della valvola a camma in testa singola azionato a catena, un sistema molto avanzato per l'epoca. Tali erano le sue dimensioni che erano necessarie due pompe dell'olio per lubrificare il V12, una per l'ingranaggio delle valvole e una per i cuscinetti di banco e di biella. L'obiettivo di W.O, come sempre, non era solo quello di costruire un motore dalle prestazioni incontestabili, ma che fosse eccezionalmente raffinato e fluido.
Lagonda inizialmente montò il motore V12 su un telaio già esistente nel 1936, ma il primo modello fu venduto ufficialmente solo nel 1938. Era tato, infatti, sviluppato un nuovo telaio per ospitare il potente propulsore, con sospensioni indipendenti all'anteriore che utilizzavano barre di torsione e ammortizzatori idraulici, e un assale rigido con molle a balestra semiellittiche al posteriore. L'impianto frenante era composto da 4 grandi tamburi da 16", ad azionamento idraulico sviluppati dalla Lockheed. Il telaio venne realizzato con tre differenti passi: 3150, 3353 e 3505 mm. .
Purtroppo, le reali potenzialità della Lagonda V12 non ebbero modo di svilupparsi a causa dello scoppio della guerra e alla fine furono prodotti solo 189 motori. Ma prima che ciò avvenisse, questo veloce, costoso (servivano 1.200 sterline per acquistare il telaio marciante con il passo più corto) ed esclusivo modello riuscì a far parlare di se'. Nel 1939, Lagonda iscrisse due V12 Rapide modificate a Le Mans. A sorpresa, si classificarono al terzo e quarto posto assoluto. Il pilota e parlamentare Earl Howe, poi, fece registrare il record di velocità media in un'ora con 163,3 km/h sul circuito di Brooklands, inclusa la sosta per la sostituzione di un o pneumatico bucato. A un certo punto, il V12 toccò la velocità di 174,2 km/h.
Dopo la morte di Gillson nel 1944, la V12 Rapide a passo corto in esposizione al fu acquistata dall'ex manager della fabbrica Lagonda, Jim Davies, che la tenne per 13 anni, per poi venderla a un vero appassionato australiano della Lagonda, Jim Whitehead, che nel corso della sua vita possiederà ben sette V12. Per 58 anni l'auto rimase di proprietà della famiglia Whitehead, prima di essere venduta ad un altro australiano, Ian Tribe, il quale affidò l'auto alla Auto Restorations di Christchurch, in Nuova Zelanda, per il restauro, con l'obiettivo di mantenere quanto più possibile la sua originalità. Il risultato del loro lavoro fu la vittoria a Pebble Beach nel 2018, prima di essere venduta nel 2020 all'attuale proprietario, Adrian Burr, che l'ha riportata in Gran Bretagna.