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Aston Martin tornerà nel Campionato del Mondo di Formula 1 nel 2021, per la prima volta dopo oltre 60 anni.

Il marchio con le ali è sicuramente molto più famoso per i suoi successi nei campionati sport: la vittoria assoluta a Le Mans o le terza consecutiva alla 1000 Miglia del Nurburgring con cui si assicurò la conquista del Campionato Mondiale Sport nel 1959. Molte le vittorie di classe a Le Mans, a partire dal 1931 fino a quella di quest’anno con cui ha vinto il Campionato Mondiale Costruttori Endurance.
Ma Aston Martin ha anche un’affascinate, se pur breve storia nei gran premi, ricca di aneddoti e di personaggi.
Sin dai primi passi di Aston Martin, fondata da Lionel Martin e Robert Bamford nel 1913 in una piccola officina di Londra, la partecipazioni ai livelli più alti dell’automobilismo sportivo è stata sempre parte integrante dell’identità e dell’anima del marchio. Martin e Bamford sognavano di portare il nome del nuovo marchio che avevano creato insieme, a correre nei gran premi.
In Gran Bretagna, la Aston Martin si era costruita una solida reputazione nelle cronoscalate, e lo stesso Lionel aveva ottenuto diversi successi al volante delle sue auto, ma sapeva che i gran premi europei, molto più competitivi, avrebbero potuto portare quella notorietà che desiderava per la sua azienda.
All’inizio dei Ruggenti Anni Venti quel sogno iniziò a prendere forma quando Martin conobbe un giovane pilota, il conte Louis Zborowski. Figlio di un nobile polacco e di un'ereditiera americana, aveva un’inguaribile amore per la velocità e la voglia di cimentarsi nell’automobilismo sportivo. Ma soprattutto aveva una patrimonio paragonabile oggi a quella di un miliardario. Zborowski aveva risorse illimitate a sua disposizione e così commissionò due vetture da corsa per il suo uso personale.
Il piano era quello di completare le due vetture in tempo per partecipare al Tourist Trophy nell’Isola di Man del 1922. Zborowski finanziò il progetto con 10.000 sterlina, una piccola fortuna per l’epoca, destinata non solo alle auto, ma anche per realizzare un nuovissimo motore da corsa.
La prima Aston Martin da gran premio montava un motore da 1.5 litri in grado di erogare 55Cv. Pesava 750 chili e raggiungeva una velocità massima di 140 kmh. Aveva due posti, come richiesto dai regolamenti dell'epoca, per ospitare il meccanico, essenziale anche perché doveva pressurizzare il serbatoio del carburante con una pompa a mano.
Anche la genesi del nuovo motore ha una storia particolare. Un intimo amico del conte Zborowski e pilota lui stesso, Clive Gallop, aveva conosciuto l'ingegnere della Peugeot Marcel Gremillion, allievo del grande progettista di motori Ernest Henry, allora alla Ballot. Gremillion convinse Henry a passargli i progetti del motore Ballot da 3.0 litri. In cambio di una sostanziosa somma di denaro, Henry non fece altro che strappare i suoi disegni a metà, che Gremillion adattò per il nuovo motore. Così, quel progetto strappato a metà del 3.0 litri progettato da Henry, divenne il motore 1.5 litri, 16 valvole a camma singola Bamford & Martin.
Non fecero però in tempo ad iscrivere le due auto con i numeri di telaio TT1 e TT2 al Tourist Trophy del 22 giugno. L’esordio avvenne a per il Strasburgo il 15 luglio Gran Premio di Francia. Al volante della TT1 Zborowski con il meccanico Len Martin, a quello della TT2 Clive Gallop assistito da H.J. Bentley.
Inevitabilmente, per la minor potenza del motore inferiore a quanto richiesto dalla competizione e per il fatto di essere stato sviluppato troppo in fretta, entrambe le auto si ritirarono proprio per problemi al propulsore. Ma l’esperienza fu talmente esaltante per il team di Abingdon Road, a Kensington, che si decise di proseguire.
Le TT, così frettolosamente realizzate, nei mesi successivi furono sottoposte a un programma di sviluppo molto più scrupoloso: Con il tempo, l’auto riuscì a conquistare qualche podio importante, tra cui un secondo posto nel gran premio Penya Rhin del 1922, in Spagna. Risultato bissato nell’edizione dell’anno successivo, oltre al terzo posto a Boulogne, sempre nel 1923.
L’improvvisa morte di Zborowski nel 1924 al volante di un’auto da corsa, segnò l’inizio della fine della prima esperienza di Aston Martin nelle gare di alto livello e, nonostante molte partecipazioni di piloti privati, spesso coronate da successo, sarebbero passati altri 20 anni prima che il marchio tornasse a gareggiare nei gran premi.
Molte delle auto che ripresero a gareggiare a meno di un anno dalla fine della guerra non erano del tutto nuove. Le Aston Martin Speed Model pre-conflitto erano ancora competitive, e così non fu una sorpresa vedere una 2.0 litri del 1936 al via del Gran Premio del Belgio che si tenne il 16 giugno 1946 su un circuito stradale temporaneo a Bruxelles.
Al volante uno dei personaggi più originali e caratteristici che siano mai stati associati al marchio: St John Ratcliffe Stewart Horsfall, meglio conosciuto come Jock. Di famiglia benestante, Jock acquistò la sua prima Aston Martin nel 1934, all’età di 24 anni. Agente di borsa di successo, Horsfall entrò molto presto a far parte della famiglia Aston Martin e contribuì significativamente alla crescita del marchio e allo sviluppo delle sue auto.
Durante la guerra aveva fatto parte del MI5 e tra i suoi vari compiti c’era quello di trasportare in auto gli ufficiali, gli agenti del servizio e le spie nemiche catturate, da un posto all’altro il più velocemente possibile. Ogni volta un’impresa, se si considera che Horsfall era astigmatico e molto miope, ed era contrario ad indossare gli occhiali. Fu impegnato nel controllare la sicurezza dei siti navali e degli aeroporti, ed era al corrente di informazioni riservate coperte dal segreto militare. Svolse un ruolo importante, tra gli altri, nell’operazione Mincemeat, la manovra diversiva degli Alleati per preparare lo sbarco in Sicilia nel 1943.
In quel Gran Premio del Belgio del 1946, Jock riuscì a vincere, precedendo l’agguerrita concorrenza delle Frazer Nash, delle BMW e delle Alvis. Una vittoria notevole per un’auto non proprio recente che montava un motore 2.0 litri da 125 Cv e pesava circa 800 chili. Con la carrozzeria aperta, due posti e parafanghi separati era in grado di raggiungere i 200 kmh.

Ma l’impresa in Belgio non fu quella più importante di Horsfall. Tre anni più tardi conquistò il secondo posto di classe ed il quarto assoluto nella 24 Ore di Spa del 1949, da privato, al volante di una Aston Martin Speed Model. Un risultato fu tanto più eclatante in quanto, pur potendo contare sulla disponibilità di Paul Frère come co-pilota, decise di guidare solo lui per tutte e 24 le ore della corsa. Purtroppo, Horsfall morì a Silverstone in un incidente appena 4 settimane più tardi, mentre partecipava al BRDC Trophy.
Sir David Brown, che aveva acquistato l’azienda nel 1947, prima di acquisire anche il marchio Lagonda verso la fine di quello stesso anno, iniziò a realizzare auto sportive di design. Era convinto dell’importanza dell’automobilismo sportivo per il successo commerciale del marchio e nel 1955 lanciò un programma per realizzare vetture che avrebbero dovuto partecipare alle gare più importanti, sia del Campionato Mondiale Sport sia del nuovo campionato di Formula 1.
I libri di storia concentrano la loro attenzioni sui famosi successi ottenuti a Le Mans dalla DBR1, e della DB3S, ma l’iniziale avventura nelle gare delle monoposto con la DP155, rappresentò un valido apprendistato per il marchio per le successive auto della fine degli anni ’50. Insieme a questo progetto, Sir David iniziò a lavorare su un nuovo motore ed una nuova vettura stradale, quella che sarebbe divenuta la DB4.
Fu così che nacque la Aston Martin DBR4, in cui test iniziarono nel 1957. Il suo debutto avvenne nel maggio 1959 a Silverstone, nel BRDC International Trophy, corso seguendo le regole della Formula 1. Una delle due auto in gara, quella guidata dal vincitore della 24 ore di Le Mans, Roy Salvadori, conquistò un prestigioso secondo posto, alle spalle di Jack Brabham con la Cooper-Climax T51. La monoposto montava un motore RB250 2.5 litri, sei cilindri, realizzato sulla base del motore della DBR1. La DBR4/250 aveva una potenza di 254Cv e pesava meno di 600 chili.
Nonostante fosse stata guidata da alcuni dei più forti piloti del tempo, come Salvadori e Carroll Shelby, la DBR4 con motore centrale anteriore era un passo indietro alle nuove auto con il motore posteriore, e così non riuscì a ripetere in Formula 1 i successi che, invece, le altre Aston Martin, come la DBR1, avevano raccolto nel Campionato Sport. Dopo il deludente debutto dell’auto successiva, la DBR5, Aston Martin decise di ritirarsi dal campionato monoposto di Formula nel 1960.
Dopo una pausa di oltre mezzo secolo, le ali del marchio Aston Martin sono tornate nei paddock di Formula 1 come title-sponsor e partner tecnico della Red Bull, una collaborazione che ha portato alla realizzazione dell’hypercar Valkyrie che entrerà in produzione il prossimo anno.
L’Aston Martin F1 Team si prepara a tornare in pista per il Campionato del Mondo 2021, riprendendo quel legame che era stato fortemente voluto dai fondatori del marchio Lionel Martin and Robert Bamford.