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L’Alfa Romeo ha partecipato alla Formula 1 sin dall’inizio e fino al 1988, sia come costruttore sia come fornitore di motori. Al suo debutto, nel 1950, la casa del Biscione vinse il primo campionato mondiale piloti con Nino Farina con la Tipo 158 che era stata realizzata verso la fine degli anni Trenta.

Ugo Gobbato, ingegnere e dirigente dell’azienda, sosteneva che l’Alfa Romeo dovesse iniziare ad affermarsi anche nei Gran Premi e non solo nella categoria Sport, nelle quali era quasi imbattibile. Venne, così, fondata l’Alfa Corse e, parallelamente, fu progettata una nuova vettura con motore sovralimentato 1.5 litri, la categoria che sarebbe divenuta la classe regina dal 1940.
Il team guidato da Gioachino Colombo tracciò le linee della GP Tipo 158, soprannominata “Alfetta”. Il motore era il nuovo 8 cilindri in linea con compressore volumetrico Roots. Inizialmente la potenza era di 195 CV, che nel 1939 fu portata a 225 CV. Con una velocità massima di 232 km/h, la monoposto debuttò nel 1938 nella Coppa Ciano conquistando le prime due posizioni; seguirono il Gran Premio di Milano e una serie di vittorie che si chiusero con il GP di Tripoli del 1940, prima dello scoppio della guerra.
Terminato il conflitto, le competizioni ripresero, sia pure faticosamente, ma senza una classifica generale. Nel biennio 1947-1948 l’Alfetta, la cui potenza era stata portata a 275 CV per 270 km/h, impose una schiacciante superiorità.
Nel 1950 si disputò il primo Campionato del Mondo di Formula 1. La potenza della 158 salì a 350 CV per 290 km/h. Le vetture furono affidate a Nino Farina, Juan Manuel Fangio e Luigi Fagioli, un terzetto per il quale, secondo il progettista Giuseppe Busso, “il problema principale era decidere quale dei tre piloti avrebbe vinto il campionato”.
La 158 vinse sei delle sette gare valide per la classifica; mancò solo la 500 di Indianapolis a cui non partecipò, come tutti gli altri costruttori europei. Un’imbattibilità che iniziò con il debutto a Silverstone, conquistando i primi tre posti della classifica, e che permise a Nino Farina, alla fine, di laurearsi primo campione della neonata Formula 1. Un successo bissato nel 1951, quando la 159 conquistò nuovamente il titolo mondiale grazie a Juan Manuel Fangio.