Ha distrutto auto e aeroplani, ha quasi fatto affogare un ammiraglio e il suo cane ha ritardato di quattro giorni la marcia di un convoglio militare per aver mangiato documenti navali top secret. Sì, Duncan Hamilton era sicuramente un personaggio che ha vissuto spericolatamente, ma è stato anche uno dei più forti piloti europei dell'era postbellica ed un uomo d’affari di successo, che ha scritto forse la più divertente autobiografia sulle corse d’auto mai pubblicata, “Touch Wood”.
James Duncan Hamilton nasce a Cork, in Irlanda, nel 1920. A due anni si schiantò con la sua carrozzina lungo una rampa di 38 gradini. Qualche anno più tardi, mentre studiava al Brighton College, guidò l'auto di un professore direttamente contro un muro. Una sorta di preparazione che si sarebbe rilevata utile negli anni a seguire per la sua carriera di pilota spericolato.
Inizia a fare le prime esperienze nel mondo della gare automobilistiche a Brooklands. Indossando una tuta da lavoro e portando un secchio d'acqua, si faceva largo fino ai box con la scusa di assistere i meccanici al lavoro, per poi finire ad armeggiare sulle macchine dei piloti più famosi del tempo.
A Brooklands inizia ad innamorarsi anche degli aerei e durante la guerra presta servizio nell’aeronautica della marina militare, la Fleet Air Arm, dove passava più tempo ai comandi degli Supermarine Seafire.
Finito il conflitto, la vita doveva sembrargli inevitabilmente noiosa al confronto degli anni precedenti, e proprio allora venne completamente conquistato dal mondo delle corse.
Il pilota della scuderia Ferrari, Froilán González, lo ha descritto come "il pilota più veloce del mondo sul bagnato". Tuttavia, non era male nemmeno sull’asciutto. Tra i suoi tanti successi in pista c’è una vittoria assoluta alla 24 Ore di Le Mans nel 1953 in coppia con Tony Rolt e quella nella 12 Ore di Reims del 1956 con Ivor Bueb, entrambe ottenute al volante di Jaguar ufficiali.
Nel 1954, sempre a Le Mans ed in coppia con Rolt, la sua Jaguar D-type fu superata soltanto dalla più potente Ferrari di Gonzalez e Trintignant al termine di una gara appassionante, conclusasi con il più piccolo margine di distacco tra 1° e 2° che avrebbe resistito 23 anni.
In 11 stagioni agonistiche sempre ad alto livello, Duncan ha gareggiato contro i grandi di sempre: Fangio, Ascari, Villoresi, Castellotti, Moss ed i suoi grandi amici Collins e Hawthorn. Ha fatto parte dei team ufficiali Jaguar, Ferrari e Healey, partecipando a 9 edizioni consecutive della 24 Ore di Le Mans. Ma ha guidato anche Lago-Talbot, Maserati, HWM ed ERA nei gran premi.
I numerosi incidenti in cui è stato coinvolto sono ugualmente passati alla storia. Tra i tanti, durante il Gran Premio di Oporto del 1953, in lotta per il comando della gara, uscì rovinosamente di pista a 200kmh abbattendo un pilone d'acciaio, la cui caduta causò l’interruzione della corrente elettrica a tutta la città. Per non parlare delle sue nove fratture tra costole, collo, mascella e clavicola. Anche la sua vittoria a Le Mans non è stata ottenuta senza problemi. Sul rettilineo della Mulsanne, l’impatto con un uccello provocò la rottura del parabrezza della Jaguar procurandogli una ferita al naso.
Probabilmente solo Duncan Hamilton avrebbe potuto essere licenziato per aver vinto la 12 Ore di Reims, si dice per aver ignorato gli ordini di scuderia. Fatto sta che dopo poco tempo divenne un pilota ufficiale della scuderia Ferrari e poté unirsi al suo nuovo compagno di squadra, Juan Manuel Fangio.
E non poteva che accadere a Hamilton di essere fermato dalla polizia per eccesso di velocità mentre era in viaggio per partecipare a un programma televisivo sulla sicurezza stradale.
Nonostante il fattaccio di Reims, Hamilton ha, comunque, sempre goduto del massimo rispetto da parte di Jaguar, per la quale ha ottenuto molti successi, tant’è che è stato il primo pilota privato a cui vennero consegnate la C-type e la D-type. Tuttavia Hamilton ha più volte dichiarato che la sua auto da corsa preferita era stata la Lago-Talbot. E nonostante questo, fu soltanto quando decise di venderla che ricordò di averla lasciata in una deposito per il carbone di una casa a Dieppe molti anni prima. Dopo una lunga ricerca, la ritrovò sepolta ma intatta sotto una tonnellata di residui di carbone.
La morte del suo grande amico Mike Hawthorn lo spinse ad annunciare il suo ritiro dalle corse nell’aprile del 1959. Da allora concentrò tutte le sue energie sulla vela, ma soprattutto nello sviluppare la sua concessionaria di auto che aveva fondato 11 anni prima a Winchester. La Duncan Hamilton ROFGO, questo il suo nome adesso, negli ultimi 45 anni è stata gestita da suo figlio Adrian oggi è una delle più famose aziende del mondo per la vendita di auto d’epoca da corsa e stradali (www.dhrofgo.com).
Duncan è scomparso venerdì 13 maggio del 1994, all'età di 74 anni, sicuramente la più appropriata delle date per un uomo che ha vissuto la vita a tutto gas fin dal primo giorno.
Ha detto Adrian Hamilton di suo padre: “E’ stato uno degli ultimi di quella straordinaria banda di piloti del dopoguerra che, forgiati dalle ostilità, non temevano nulla e erano determinati a godersi al massimo ogni minuto della loro vita. Il loro entusiasmo per le corse era pari solo a quello per i festeggiamenti successivi. Non vedremo mai più piloti come loro.”