Nel 1980 nasceva il Camel Trophy, una delle più dure competizioni per il fuoristrada del mondo, che fin da subito di rivelò un difficilissimo banco di prova sia per gli equipaggi che per i mezzi, tant’è che venne definita “l’olimpiade del 4x4”. A partire dal 1981, quando gli organizzatori riuscirono ad ottenere la sponsorizzazione della Camel, Land Rover divenne il principale partner, fornendo i suoi veicoli per tutti gli equipaggi. E così da allora il Camel Trophy è rimasto indissolubilmente legato all’Ovale Verde, divenendo un ottimo mezzo per dimostrare le qualità e le capacità dei suoi veicoli. Ma con il passare del tempo, si era piano piano perduto o alquanto affievolito quello spirito che aveva animato originariamente la manifestazione, a tal punto che nel 1997 la formula cambiò radicalmente, portando anche all’eliminazione dei percorsi in fuoristrada particolarmente più duri. E così, nel 1998, con l’edizione tenutasi nella Terra del Fuoco della quale furono protagoniste le nuove Freelander, Land Rover abbandonò il Trophy, che di lì a poco chiuse i battenti definitivamente.
Ma, archiviato il Camel, era necessario trovare qualcosa che fosse in grado di richiamare gli appassionati ed i mezzi d’informazione, rispolverando quello spirito originario; un evento di risonanza mondiale che fosse anche una grande vetrina per mostrare al mondo le capacità di tutte le Land Rover, riuscendo ad abbinare il tutto al rispetto per l’ambiente, divenuto per il marchio un vero e proprio impegno. Insomma, una manifestazione in grado di coniugare sostenibilità e guida in fuoristrada, e che fosse soprattutto globale.
Dopo un lungo periodo di studio e di preparazione nasceva il G4 Challenge, dove G stava, appunto, per “global”, mentre 4, oltre ad evocare il numero delle ruote motrici, stava ad indicare le quattro parti del mondo dove si sarebbe svolta la manifestazione. Challenge, invece, richiamava il fatto che non sarebbe stata soltanto una pura gara in off-road, ma anche un evento di sport estremo e di strategia. Per Land Rover lo scopo primario del G4 era anche quello di poter utilizzare, in ognuna delle tappe, un modello differente della gamma: auto sarebbero state uguali a quelle di serie, equipaggiate con portapacchi, luci addizionali, verricelli ed i più avanzati pneumatici Goodyear dell’epoca. Tutte le vetture sarebbero state verniciate nel caratteristico colore Tangiers Orange, che sarebbe divenuto ben presto un segno distintivo universalmente riconosciuto di Land Rover.
Il G4 prevedeva una prima selezione nei sedici mercati più importanti e in maggiore crescita di Land Rover nel mondo, a cui sarebbe seguita un’ulteriore selezione ad Eastnor Castle, sede di Land Rover Experience, dalla quale sarebbero usciti i 16 finalisti. La pre-selezione, che iniziò nel 2002, coinvolse centinaia di appassionati in Australia, Belgio, Canada, Francia, Giappone, Irlanda, Italia, Olanda, Emirati Arabi, Regno Unito, Russia, Spagna, USA, Sud Africa e Turchia. Land Rover preparò in totale 154 veicoli, di cui sei Discovery attrezzate come officine mobili e quattro prototipi della nuova generazione, la Serie 3.
Le selezioni non vertevano soltanto in prove di abilità nella guida in fuoristrada, nell’attraversamento di guadi o nelle arrampicate di terreni rocciosi. I concorrenti dovevano essere anche degli atleti, in grado di affrontare gare di corsa, di kajak, di mountain bike o di free-climbing, oltre a possedere una spiccata capacità decisionale e saper lavorare in team.
Dalla selezione di Eastnor Castle emersero i finalisti e le altrettante riserve che avrebbero dovuto essere pronte a subentrare in qualunque momento della competizione. Solo due le donne: l’italiana Alberta Chiappa e la statunitense Nancy Olsen.
Il 30 marzo 2003 il G4 Challenge partiva ufficialmente da Manhattan. In quel primo giorno il cuore di New York si trasformò in una sorta di “urban jungle”, occupato da ostacoli artificiali che vennero superati dagli equipaggi a bordo delle Freelander. Dalla Grande Mela il convoglio puntò a nord, verso le White Mountains ed il Quebec, dove la temperatura raggiunse spesso i 20 gradi sotto zero.
Al termine di questa prima tappa, il G4 si trasferì in Sud Africa dove, come poi accadrà ogni volta, vennero mescolate le coppie. A Cape Town, con una temperatura media costante di oltre 30 gradi, tra l’altro i partecipanti dovettero scendere di corsa, in sella ad una mountain bike, dalla Table Mountain e poi, in kayak, affrontare le fredde acque della baia della città. Qui entrarono in scena le Defender con le quali i partecipanti raggiunsero il Lesotho. Dal Sud Africa tutta la carovana si trasferì in Australia dove, a bordo delle Range Rover, gli equipaggi, partendo da Sidney, s’inoltrarono all’interno del Nuovo Continente dove il tasso d’umidità rimase pressoché costante al 90%. Dopo un mese vissuto pericolosamente da un capo all’altro del mondo, il G4 tornò negli USA, nel deserto del Moab, nello Utah, per attraversare a bordo delle Discovery la Monument Valley, il Grand Canyon e la Death Valley, ed arrivare a Las Vegas, meta conclusiva della gara, al termine di un massacrante percorso lungo oltre 6.500 chilometri.
Una Range Rover della terza generazione, appena lanciata, fu il premio per i vincitori, il belga Rudi Thoelen ed il francese Franck Salhues. La nostra Alberta si classificò al terzultimo posto ma con la soddisfazione di aver battuto la più titolata concorrente nord-americana.
Lo sforzo organizzativo di una simile manifestazione “globale” e gli ingenti costi relativi, ovviamente non consentivano una cadenza annuale del Challenge. Così la seconda edizione del G4 partì con le selezioni nel 2005 per poi svolgersi l’anno seguente, a cui partecipò sempre lo stesso numero di equipaggi che questa volta partirono da Bangkok per arrivare al traguardo finale in Bolivia.
Sebbene nel 2008 partissero anche le selezioni della terza edizione, i costi sempre più elevati e la contingente situazione economica portarono Land Rover alla dolorosa decisione di chiudere anticipatamente il G4 Challenge.