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Ferrari 166MM/212 Export Uovo
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La Ferrari 166MM/212 Export Uovo venne creata come esemplare unico ultra-aerodinamico nel 1950

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Citroen SM, sportività e design d'avanguardia
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Citroen per molti anni ha occupato i due gradini estremi del mercato, con due prodotti diversi tra loro, ma frutto del genio ...

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Audi TT, dall'idea all'auto
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Al Salone di Francoforte del 1995, Audi aveva presentato uno studio di design di una coupé.

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Arriva la Jaguar E-type – 70 anni di XK. Terza parte

Dalla Jaguar XK120 alla D-type, la sfida a Le Mans – Seconda parte

Il motore XK, che aveva ottenuto così tanti successi in pista, era anche il cuore di ogni modello stradale ed i frutti creativi del reparto design erano un risultato che derivava dal know-how ingegneristico del reparto corse. Il passo successivo nell'evoluzione delle vetture sportive Jaguar avrebbe portato a qualcosa di assolutamente speciale. E dopo i momenti di gloria della C-type e della D-type, il successivo nome fu una logica conseguenza.

Nel 1957, un terribile incendio devastò lo stabilimento di Browns Lane, a Coventry, distruggendo le catene di montaggio e bloccando i progetti per realizzare la vettura che avrebbe avuto come eredità genetica quella delle Jaguar vittoriose a Le Mans. L'incendio bloccò il progetto della XKSS e, di conseguenza, per molti anni le ambizioni sportive della Jaguar.
Nel corso degli anni Cinquanta, il motore XK subì un'evoluzione grazie a speciali alberi a camme, valvole più grandi, carburatori e, in alcuni casi, all'iniezione del carburante. Di conseguenza la potenza passò da 250 a 270 Cv, fino a raggiungere i 300. Le D-type avevano raggiunto velocità incredibili ed ancora oggi avrebbero potuto essere protagoniste se non si dovesse fare a meno di così tanta tecnologia per l’assistenza alla guida. La XKSS avrebbe dovuto essere l'auto in grado di offrire il meglio dei due mondi se non fosse stato per l'incendio del 1957. Ciò che venne dopo, ad ogni modo, sebbene fosse nato per le corse, si adattò perfettamente all’uso stradale.
Alla fine degli anni Cinquanta Jaguar rinunciò alle gare, ma il motore XK continuò ad essere utilizzato da altre scuderie come la Cooper, la Tojeiro e la Lister. Nel 1960 l'americano Briggs Cunningham ebbe la possibilità da parte di Jaguar di utilizzare una vettura sperimentale per correre a Le Mans. Equipaggiata con il motore XK 3.0 litri sei cilindri, la E2A di Cunningham avrebbe portato la tecnologia delle Jaguar stradali un passo più avanti, mutuando dalla D-type la monoscocca centrale ed il telaio anteriore, incorporando allo stesso tempo la prime sospensioni posteriori indipendenti di Jaguar su un altro sottotelaio. Sayer, inoltre, aveva dato alla E2A anche una versione più allungata e pulita della carrozzeria della D-type.
Al Salone di Ginevra del 1961, la vettura da corsa trovò la sua evoluzione nelle spettacolari forme della E-Type Fixed Head Coupe, descritta da un eccezionale critico come Enzo Ferrari "la più bella automobile di tutti i tempi". Il suo look mozzafiato aveva una lucentezza felina ed il suo lussuoso abitacolo ne faceva senza ombra di dubbio un'autentica vettura stradale, non un'auto da corsa con la targa. Dichiarava una velocità 243 km/h, la maneggevolezza e la guida erano da prima della classe ed il prezzo tale da far apparire ogni altro purosangue con simili attributi eccessivamente sovrastimato. Nel 1961 vi erano poche altre vetture sportive che avrebbero potuto raggiungere le sue prestazioni ad un simile prezzo.
Grazie al suo motore XK, la E-Type offriva prestazioni assolutamente insolite ad un prezzo che sottolineava ulteriormente la reputazione di Jaguar per il rapporto qualità-prezzo. Come la sua coetanea Mini, catturò totalmente il mood del momento, in quelli che ben presto vennero definiti gli Swinging Sixties. Come la Mini, era orgogliosamente British, bizzarramente interclassista, lontana un mondo da ogni altra vettura sportiva che poteva solo avvicinare le sue prestazioni. Ciò che la fece imporre, a parte questo, era naturalmente il suo design, che faceva passare in secondo piano la meccanica o la tecnica. La E-type era semplicemente una delle vetture più riconoscibili del mondo e c'era una reale sostanza aerodinamica in quelle sue meravigliose forme. Paradossalmente, come la Mini, piaceva anche a chi, in generale, non amava le auto. E’ stata una vettura che ha definito la sua era.
La E-Type 3.8 fece scalpore in tutto il mondo e tutto il mondo la desiderava. Ma altro doveva ancora arrivare: sulle ruote della Coupé arrivò, infatti, la Roadster che era molto più affascinante, più sportiva, assolutamente perfetta.
Nelle corse, la E-type Lightweight sfidò la concorrenza, mentre la E-type di serie ebbe la stessa evoluzione del motore XK. Nel 1964 le prime 4.2 Coupé e Roadster aggiunsero maggiore flessibilità, un cambio completamente sincronizzato e dischi freno posteriori più potenti. Il comfort e la raffinatezza della E-type erano già parte della legenda, così come le sue prestazioni ancora concentrate sul superbo motore XK sei cilindri. Nel 1966, la 2+2 aggiunse maggiore praticità e l'evoluzione della Serie II portò, nel 1970, alla Serie III con sempre maggiore comfort e raffinatezza, oltre a tutto ciò che era richiesto per soddisfare le sempre più stringenti normative nord-americane, prima che i cilindri raddoppiassero con l'arrivo della Series III V12 nel 1971.