La Ferrari 166MM/212 Export Uovo venne creata come esemplare unico ultra-aerodinamico nel 1950
Dalla Jaguar XK120 alla D-type, la sfida a Le Mans – Seconda parte
Jaguar, settanta anni di XK – Prima parte
Negli anni Cinquanta, la potenza del motore XK permise alle sportive Jaguar di essere le vetture da corda ideali sia in pista che nei rally.
Le prime 240 unità della XK120 erano state realizzate con la carrozzeria d’alluminio, prima che ne fosse adottata una d’acciaio per la produzione di serie e che l’esemplare che aveva superato le 120 miglia/orarie a Jabbeke vincesse la sua prima corsa a Silverstone nel 1949. Un anno dopo Stirling Moss vinse il Tourist Trophy sull'impegnativo tracciato di Dundrod, mentre una delle vetture di alluminio si classificò al quarto posto nella sua prima apparizione a Le Mans, gettando le basi per la C-type, la prima Jaguar a vincere la 24 Ore. Phil Hill ottenne la prima vittoria in una corsa americana nel 1950 con una XK120 che, nello stesso anno, iniziò anche a correre nei rally. Johnny Claes vinse la Liegi-Roma-Liegi del 1950; Ian Appleyard, nello stesso anno, si aggiudicò con la famosa XK120 targata NUB120, il Rally dell'Acropoli ed il Tour de France, per poi imporsi in due RAC Rally oltre a vincere per quattro volte la Coppa delle Alpi.
Insomma, dal giorno in cui il motore XK, nel 1948, effettuò la prima prova di velocità, apparve subito chiaro che le vetture che sarebbero state equipaggiate con quel propulsore avrebbero potuto portare Jaguar ad affermarsi nelle competizioni. E il circuito nel quale William Lyons avrebbe cercato la sua più grande sfida era Le Mans.
Così nel 1951 si decise di affrontare la 24 Ore con un team di lavoro dedicato. La XK120C specificatamente preparata - o C-type, nome col quale ben presto divenne famosa – era tanto veloce quanto bella. Vinse Le Mans al suo primo tentativo e nuovamente nel 1953, quando le vetture, potendo beneficiare dei moderni carburatori Weber e degli innovativi dischi freno, si classificarono al primo, secondo e quarto posto.
A partire da questo momento Jaguar dedicò un reparto esclusivamente all'attività sportiva, sotto lo sguardo attento del suo manager Lofty England, che cercò di far evolvere le sue vetture da corsa. Nel 1954 la fabbrica aveva però un'altra sorpresa in serbo.
Disegnata da Malcom Sayer, un brillante esperto di aerodinamica, la D-type era un'impressionante vettura da corsa: una combinazione tra efficienza del design e bellezza mozzafiato. Eccezionalmente avanti rispetto ai suoi tempi, la vettura aveva un telaio monoscocca molto allungato, più simile alla fusoliera di aereo. Sayer, infatti, aveva lavorato in aeronautica prima di entrare in Jaguar. A Le Mans la sua carrozzeria aerodinamica le permise di superare i 270 km/h sul rettilineo della Mulsanne e dopo un combattuto secondo posto nel 1954, avrebbe vinto la 24 Ore per ben tre volte di seguito (1955, ’56 e ’57), oltre ad aver dominato altre grandi gare di durata come la 12 Ore di Reims.
Verso la fine degli anni Cinquanta, il reparto corse e quello delle vetture stradali di Jaguar iniziarono a collaborare, lavorando su una futura automobile di serie, equipaggiata con il motore XK, che avrebbe dovuto dimostrare gli elevati standard raggiunti da Jaguar negli anni precedenti. Tutte le Jaguar che avevano vinto a Le Mans, ovviamente, erano state equipaggiate con i motori XK. Successi che consolidarono la reputazione di Jaguar come costruttore non soltanto di vetture sportive vincenti, ma che aveva fatto tesoro di questa fondamentale esperienza attinta dalle corse per migliorare il suo prodotto.


